Guida ai vini di Jura e Savoia
Nel cuore della Francia orientale, tra la Borgogna e la Svizzera, si nasconde una delle regioni vinicole più affascinanti e meno convenzionali del panorama francese: lo Jura. Questa piccola area montana, punteggiata da villaggi silenziosi, laghi glaciali e foreste rigogliose, è la patria di alcuni dei vini più identitari, ossidativi e profondamente legati alla tradizione che si possano trovare in Europa. Non c’è niente di scontato nel Jura: ogni bottiglia è una narrazione, ogni sorso un viaggio in una cultura che ha saputo resistere al tempo, alle mode e ai cambiamenti climatici.
La Savoia, possiamo considerarla l’equivalente della Valle d’Aosta nostrana, con vini alpini che rimangono impressi ed una discreta vocazione vitivinicola che vi racconteremo nelle prossime righe.
Il vino da queste parti è parte integrante della cultura quotidiana. Le etichette non inseguono l’estetica, ma raccontano storie antiche. Il terroir è difficile, spesso austero, ma chi vi si dedica lo fa con devozione assoluta. Ed è forse proprio per questo che negli ultimi decenni il Jura è passato da zona quasi dimenticata a paradiso dei sommelier e degli appassionati, attratti da profili aromatici unici, tecniche di vinificazione ancestrali e una sincerità gustativa ormai rara altrove.

Mappa del vino, Champagne
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🏛️ Storia di Jura e Savoia
La storia del vino nello Jura è un viaggio profondo nelle radici della tradizione vitivinicola francese, un racconto che non segue le mode, ma scava nella terra, nella fede e nell’identità di un territorio sospeso tra montagna e pianura.
Tutto ha inizio in epoca romana: già nel I secolo d.C., Plinio il Vecchio faceva riferimento a coltivazioni di vite nella regione che oggi conosciamo come Jura. Ma è nel Medioevo che la viticoltura assume un ruolo centrale, grazie al lavoro incessante dei monaci benedettini e cistercensi che popolavano le abbazie di Château-Chalon, Baume-les-Messieurs e altre comunità religiose. Non producevano semplicemente vino: custodivano un sapere. E tra quei chiodi di pietra, prende forma una cultura della vinificazione che rimarrà pressoché intatta nei secoli a venire.
Nel Cinquecento, il vino del Jura — e in particolare il Vin Jaune, il “vino giallo” maturato sotto uno spessore di lieviti, antenato spirituale dello Sherry ma unico nel suo genere — si diffonde nei palazzi signorili e nelle corti di Francia. Era considerato un vino da meditazione, prezioso, quasi sacro. Le bottiglie dalla forma particolare, chiamate Clavelin, nascono proprio per raccontare questa unicità: contengono 62 cl, ovvero quanto resta da un litro dopo oltre sei anni di affinamento in botte, a simboleggiare la parte “resistente”, ciò che sopravvive al tempo.
La viticoltura dello Jura attraversa il Seicento e il Settecento come una microcosmica espressione di orgoglio locale, capace però di attirare l’interesse degli intenditori di tutta Europa. Ma l’Ottocento porta sfide tremende. La fillossera colpisce duramente il vigneto francese, e quello del Jura non fa eccezione: moltissime parcelle vengono abbandonate. La successiva industrializzazione e l’urbanizzazione impoveriscono ulteriormente la campagna, e la viticoltura rischia la marginalizzazione.
Il colpo di grazia arriva con le due guerre mondiali, che svuotano i villaggi di braccia e speranze. Negli anni ’50, la regione si riduce a poche migliaia di ettari vitati, concentrati nelle zone storicamente più vocate, come Arbois e Château-Chalon. È in questo contesto fragile, ma resiliente, che nasce però un nuovo spirito. Nel 1936, Arbois è tra le prime AOC ufficialmente riconosciute in Francia, seguita da Château-Chalon, L’Étoile e Côtes du Jura. Un segnale chiaro: lo Jura non è disposto a scomparire.
La rinascita vera e propria si deve però a una manciata di vigneron visionari. Tra tutti, spicca il nome di Pierre Overnoy, autentico patriarca della viticoltura naturale francese. Negli anni ’70, inizia a produrre vini senza solfiti aggiunti, con fermentazioni spontanee, affinamenti lunghissimi, e un rispetto assoluto per il terroir. All’epoca fu considerato folle. Oggi è celebrato come un mito.
La storia della viticoltura in Savoia è tanto antica quanto poco celebrata. Le prime testimonianze risalgono all’epoca romana, ma è nel Medioevo che i vigneti savoiardi iniziano a definire l’identità agricola della regione. Monaci e contadini, in un territorio montano difficile e impervio, hanno scolpito terrazze e curato vitigni autoctoni con dedizione secolare. Per secoli, il vino prodotto in Savoia è stato destinato al consumo locale o al commercio verso il vicino Piemonte e la Svizzera.
🌍 Clima e Suoli in Jura e Savoia
Lo Jura, con i suoi paesaggi scolpiti tra colline ondulate, altipiani calcarei e profonde vallate, è un territorio che possiede un’identità geologica e climatica assolutamente unica nel panorama francese. Situato tra la Borgogna a ovest e la Svizzera a est, il dipartimento dello Jura si sviluppa lungo un asse nord-sud parallelo al massiccio montuoso del Giura, di cui è parte integrante. Il clima è continentale, con inverni freddi e nevosi, primavere fresche e lunghe estati soleggiate ma mai torride, grazie all’altitudine moderata (tra i 200 e i 400 metri sul livello del mare). Questo permette una maturazione lenta e progressiva delle uve, conservando acidità e tensione nei vini, soprattutto nei bianchi. L’escursione termica tra giorno e notte favorisce l’intensità aromatica e la definizione del frutto.
Dal punto di vista geologico, lo Jura è un vero laboratorio naturale. I suoli sono antichissimi, risalenti principalmente all’era giurassica (da cui il nome stesso della regione), e si suddividono in una straordinaria varietà di substrati: marne grigie, blu o rosse, calcari duri e friabili, argille, scisti. È proprio questa eterogeneità che consente la coesistenza armoniosa di diversi vitigni su piccole parcelle di terreno, ognuna con la propria vocazione. Le marne del Lias e del Trias, in particolare, sono considerate il cuore del terroir jurasiano: fertili ma non eccessive, danno vini longevi e dal profilo ossidativo unico, come i celebri Vin Jaune e Château-Chalon. I pendii esposti a sud e sud-est, spesso terrazzati, aiutano a catturare il massimo irraggiamento solare. Il concetto di “parcella” è qui particolarmente importante: i vigneti storici vengono tramandati con nomi propri e delimitazioni antiche, vere e proprie “cru” che rievocano il modello borgognone, ma con un’identità del tutto propria.
Se lo Jura è il custode della profondità e dell’unicità, la Savoia rappresenta invece l’espressione più verticale e minerale dell’arco alpino francese. Qui i vigneti si arrampicano lungo le pendici dei massicci montuosi, spesso a quote più elevate (fino a 600-700 metri), godendo di una ventilazione naturale e di una purezza d’aria rara. I suoli sono dominati da depositi glaciali e morenici, calcare, gneiss, ardesie e scisti, con un’altissima variabilità anche in zone molto vicine tra loro. In particolare, i vigneti attorno al lago di Bourget, nel dipartimento della Savoia, presentano microclimi unici grazie alla presenza dell’acqua che mitiga le temperature. Le esposizioni, fondamentali in un ambiente montano, determinano la riuscita del raccolto. In molti casi, i viticoltori lavorano su terrazze ripidissime, scolpite nella roccia viva, dove ogni metro quadro è prezioso.

Il contesto montano della Savoia
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🍇 Vitigni in Jura e Savoia
Lo Jura è una delle poche regioni vinicole francesi dove si coltivano vitigni autoctoni e spesso unici al mondo, veri e propri “fossili viventi” della viticoltura. Qui, la tradizione ampelografica è rimasta sorprendentemente pura, e ogni varietà è profondamente legata al terroir, alla cultura e allo stile di vinificazione locale. Il Savagnin è senza dubbio il vitigno emblema della regione. Bianco, dalla buccia spessa e dalla maturazione tardiva, è coltivato su suoli marnosi e dà vita al leggendario Vin Jaune, vino affinato sotto “voile”, un velo di lieviti simile a quello dello Sherry, che regala aromi di curry, noci, spezie, fiori secchi e un’incredibile longevità. Ma il Savagnin non è solo ossidativo: nella sua versione “ouillé” (colmato, quindi senza ossidazione), mostra una sorprendente tensione minerale, con note di agrume candito, mandorla e pietra focaia. È versatile e capace di riflettere ogni sfumatura del suolo.
Accanto a lui troviamo lo Chardonnay, che qui assume una declinazione molto diversa da quella borgognona. Nello Jura, il “Melon à queue rouge” (così chiamato per il colore rossastro del peduncolo) è una variante locale dell’uva più celebre al mondo. Dona vini sottili, salini, più austeri rispetto alla Côte d’Or, capaci di lunghi affinamenti, soprattutto se vinificati in stile ouillé. Sul fronte dei rossi, i protagonisti sono tre. Il primo è il Poulsard (detto anche Ploussard), un vitigno estremamente delicato, dalla buccia sottile e dal colore scarico, che dà vini trasparenti, finissimi, floreali, con sentori di rosa, fragolina di bosco, pepe bianco e humus. È difficile da coltivare e da vinificare, ma in mani esperte regala emozioni rare. Segue il Trousseau, vitigno più “mascolino”, strutturato e speziato, che ama i suoli caldi e sassosi, in particolare le “marnes rouges” della zona di Arbois. I vini da Trousseau hanno corpo, tannino, sentori di liquirizia, amarena, pepe nero e spesso una nota terrosa elegante. Chiude il panorama jurasiano il raro Pinot Noir, introdotto dalla vicina Borgogna, ma qui coltivato solo in piccole quantità. Spesso viene assemblato con Poulsard e Trousseau per produrre Crémant du Jura rosé di grande fascino.
Spostandoci in Savoia, il panorama varietale si apre a un’incredibile diversità di vitigni, molti dei quali assolutamente autoctoni e poco conosciuti fuori dalla regione. Il più importante è il Jacquère, vitigno bianco dalla grande acidità e purezza espressiva, coltivato su suoli glaciali e calcarei. Dà vini leggeri, agrumati, freschissimi, perfetti come aperitivo o in abbinamento con i piatti montani. Altro vitigno principe è la Roussette (conosciuta anche come Altesse), che nei migliori terroir – come Frangy o Marestel – esprime grande eleganza, con aromi di miele, pera, mandorla e fiori di campo, accompagnati da una struttura importante. Tra i rossi, la Mondeuse è la regina: intensa, speziata, con un carattere da Syrah alpino. I suoi vini hanno corpo, tannino e grande capacità d’invecchiamento. Più leggera è la Gamay, che qui assume toni vivaci e beverini, mentre il Persan, una rarità riscoperta, regala profondità e austerità.
✨ Vin Jaune e Vin de Paille
Nel cuore dello Jura, dove la viticoltura ha radici millenarie e l’influenza della natura è ancora sovrana, nascono due tra i vini più singolari, longevi e affascinanti di tutta la Francia (e del mondo): il Vin Jaune e il Vin de Paille. Due vini opposti nei metodi e nel carattere, ma entrambi figli del tempo, dell’attesa e della pazienza artigiana.
VIN JAUNE: IL VINO GIALLO CHE SFIDA I SECOLI
Prodotto esclusivamente da uve Savagnin, il Vin Jaune è un vino ossidativo che rappresenta il vertice stilistico della regione. È vinificato in modo completamente diverso rispetto ai bianchi tradizionali: dopo una fermentazione classica, il vino viene posto in piccole botti di rovere, ma a differenza dei metodi convenzionali, queste botti non vengono mai colmate. Questo vuoto crea un ambiente perfetto per lo sviluppo di un velo di lieviti (il “voile”), simile a quello del flor dello Sherry, che protegge il vino dall’ossidazione estrema, pur trasformandolo lentamente.
Il Vin Jaune resta in botte per almeno 6 anni e 3 mesi, senza travasi né interventi. Il risultato?
Un vino dorato, dal profumo inconfondibile di noci, curry, zafferano, spezie orientali, fiori secchi e pietra bagnata. Al gusto è potente, vibrante, sapido, con un’acidità vivace e una lunghezza quasi infinita. È considerato uno dei vini più longevi del mondo: può evolvere meravigliosamente per decenni, se non secoli.
Viene imbottigliato nella classica Clavelin, una bottiglia da 62 cl, il quantitativo che rimane da 1 litro dopo il lungo invecchiamento. Il Vin Jaune è prodotto in quattro AOC: Château-Chalon (la più prestigiosa), Arbois, L’Étoile e Côtes du Jura.
Abbinarlo è un’esperienza: vola con piatti saporiti, foie gras, formaggi come il Comté ben stagionato, curry di pesce o carni bianche in salsa. Ma è anche splendido da solo, come meditazione pura.
VIN DE PAILLE: LA DOLCEZZA DELLE UVE APPASSITE
All’opposto del Vin Jaune, il Vin de Paille è un vino dolce, concentrato, profondo e aromatico. Il nome significa “vino di paglia”, perché le uve vengono tradizionalmente fatte appassire su stuoie di paglia, in locali ben ventilati, per almeno sei settimane (ma anche più a lungo), affinché perdano acqua e concentrino zuccheri e aromi.
Le uve usate possono essere Savagnin, Poulsard, Trousseau o anche Chardonnay, in purezza o in blend. Dopo l’appassimento, si procede a una pressatura molto lenta e delicata, seguita da una fermentazione naturale che può durare mesi. Il vino viene poi affinato in piccoli fusti di legno per almeno 3 anni.
Il risultato è un nettare ambrato, denso ma mai stucchevole, con aromi che spaziano da frutta candita, fichi secchi, miele, spezie dolci, arancia, albicocca disidratata e noce moscata. In bocca è setoso, equilibrato, con una freschezza sorprendente che ne sostiene la dolcezza naturale. Il Vin de Paille è raro e prezioso, spesso prodotto in quantità minuscole. È perfetto da abbinare a formaggi erborinati, pasticceria secca, dessert alle mandorle o da gustare da solo come chiusura poetica di un grande pasto.

La forma affascinante della Clavelin
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🏷️ Zone in Jura e Savoia
JURA
AOC Château-Chalon
È l’appellazione più emblematica dello Jura, riservata esclusivamente alla produzione di Vin Jaune da uve Savagnin. Qui i vigneti si arrampicano su ripidi versanti calcarei, intorno all’omonimo villaggio pittoresco. I vini di Château-Chalon sono noti per la loro purezza, austerità e capacità di invecchiamento leggendaria: possono evolvere per oltre un secolo. È considerata la “Romanée-Conti” dei Vin Jaune.
AOC Arbois
La più estesa e storica denominazione dello Jura (e tra le prime ad essere riconosciute in Francia, nel 1936). Comprende sia rossi che bianchi, e include le cinque varietà ammesse nella regione: Savagnin, Chardonnay, Trousseau, Poulsard e Pinot Noir. I vini di Arbois spaziano dai secchi ossidativi ai Vin de Paille, passando per spumanti metodo tradizionale e rossi eleganti e speziati. Arbois è il cuore culturale e produttivo del Jura.
AOC L’Étoile
Piccola denominazione il cui nome deriva dalla presenza di fossili marini a forma di stella nei suoi suoli marnosi. È particolarmente vocata ai bianchi da Chardonnay e Savagnin, spesso con inflessione ossidativa. Produce anche eccellenti Vin Jaune. I vini di L’Étoile sono raffinati, minerali e vibranti, con una tensione gustativa che li rende unici.
AOC Côtes du Jura
L’appellazione regionale più vasta e trasversale, che abbraccia tutta la dorsale giurassiana da nord a sud. Qui si producono tutte le tipologie di vino dello Jura, dai bianchi ai rossi, dai mousseux al Vin de Paille e al Vin Jaune. È una denominazione di grande versatilità, che offre vini di buon livello anche in versioni più accessibili rispetto alle AOC comunali.
AOC Crémant du Jura
Dedicata agli spumanti metodo tradizionale, è una delle zone più sottovalutate per la produzione di bollicine artigianali in Francia. I Crémant du Jura, prodotti principalmente da Chardonnay, ma anche da Savagnin e Pinot Noir, offrono freschezza, finezza e un sorprendente profilo minerale. Ottima alternativa agli Champagne più costosi.

Arbois, cuore culturale dello Jura
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SAVOIA
AOC Vin de Savoie
La denominazione regionale più ampia, che copre oltre 20 comuni e molte varietà autoctone e internazionali. Si producono bianchi freschi, minerali e leggeri da Jacquère, Altesse e Roussanne, così come rossi e rosati da Mondeuse, Gamay e Pinot Noir. I vini sono spesso caratterizzati da una beva agile, grande acidità e perfetto abbinamento con la cucina alpina.
AOC Roussette de Savoie
Riservata ai vini bianchi prodotti da uve Altesse (nota anche come Roussette), questa AOC offre vini di grande eleganza, struttura e potenziale di invecchiamento. Si distinguono per i profumi di pera, miele, mandorla e fiori bianchi, con una tipica nota amara finale che li rende affascinanti e gastronomici.
AOC Seyssel
Una delle più antiche AOC della regione, dedicata quasi esclusivamente ai bianchi fermi e spumanti a base di Altesse e Molette. I Seyssel sono fini, floreali, eleganti, spesso frizzanti e perfetti per l’aperitivo alpino. Sono tra i vini più rari della Francia, ma anche tra i più autentici.
AOC Crépy
Situata vicino al Lago di Ginevra, è una micro denominazione esclusivamente bianca, riservata al vitigno Chasselas. I vini sono leggeri, secchi, freschissimi e salini, perfetti per abbinamenti con pesce di lago, fonduta e piatti tipici della Savoia. Una rarità per intenditori.
AOC Bugey
Tecnicamente a cavallo tra Giura e Savoia, l’AOC Bugey è un’oasi di biodiversità vinicola. Produce sia rossi, che bianchi e bollicine, tra cui il celebre Bugey-Cerdon, spumante rosé demi-sec prodotto con metodo ancestrale. È una denominazione dinamica e creativa, spesso legata a piccoli vigneron naturali.

Seyssel, patria dei vini più ricercati della Savoia
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🍽️ Cultura Gastronomica Jura e Savoia
La cucina dello Jura e della Savoia è il riflesso puro del loro paesaggio: austero ma generoso, fresco ma ricco, semplice ma profondo. Qui la tavola si intreccia con la stagionalità e la montagna detta i ritmi e gli ingredienti, dai formaggi d’alpeggio ai salumi stagionati, dai funghi di sottobosco alle patate, base di ogni comfort food alpino.
Nello Jura, la cucina è intensamente legata alla produzione casearia. Il Comté, formaggio AOP a pasta dura e cruda, è il cuore pulsante dell’identità gastronomica locale: stagionato anche oltre 24 mesi, si accompagna splendidamente a un Vin Jaune o a un bianco da Savagnin con qualche anno sulle spalle. Altri formaggi iconici sono il Morbier, con la sua tipica linea di cenere al centro, e il Mont d’Or, un formaggio a crosta lavata avvolto in una corteccia di pino e servito fuso al cucchiaio — un piccolo rituale gastronomico da vivere in inverno, magari con un Poulsard giovane o uno Chardonnay ossidativo.
Tra i piatti caldi tipici troviamo la poulet au Vin Jaune et aux morilles, pollo cucinato con vino giallo e funghi morelli: un piatto sontuoso, cremoso, aromatico, che unisce il sapore umami dei funghi con l’intensità del Vin Jaune in cottura. L’abbinamento ideale? Lo stesso vino, servito alla temperatura giusta, da un clavelin appena aperto.
Il saucisse de Morteau, insaccato affumicato tipico del Jura, è spesso servito con patate e lenticchie, oppure utilizzato come ingrediente nella potée comtoise, un piatto unico che scalda l’anima, accompagnato da un rosso rustico di Trousseau.
In Savoia, la cucina si fa più “montanara” e conviviale. Il formaggio regna anche qui: il Beaufort, re della pasta cotta, è presente in mille preparazioni. La fondue savoyarde, a base di Beaufort, Comté e Abondance, è forse il piatto più conosciuto: si serve con pane raffermo, si gusta con amici e trova nei bianchi da Jacquère o Altesse l’abbinamento ideale per freschezza e pulizia del palato. Altrettanto iconica è la raclette, dove il formaggio fuso si accompagna a patate bollite, sottaceti e salumi locali. Il tutto servito con un Vin de Savoie leggero, sapido, da bere fresco a secchiate. Da non perdere anche la tartiflette, gratin di patate, cipolle, pancetta e Reblochon, per cui si consiglia un bianco corposo e strutturato, magari da Roussette. Nei dolci, troviamo golosità semplici ma intense come la galette comtoise, torta leggera al profumo di acqua di fiori d’arancio, o il gâteau de ménage, un dolce contadino da forno. In accompagnamento? Un Vin de Paille dello Jura, con le sue note di albicocca secca, miele e frutta candita. Infine, non si può non menzionare la cucina dei laghi alpini, con il féra e l’ombra pescati nei laghi Léman o Bourget, serviti con burro, erbe fresche e contorni di stagione. Il vino? Chasselas per i puristi, Roussette per chi cerca più struttura.

poulet au Vin Jaune et aux morilles, Jura
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🍷 Cantine Iconiche in Jura e Savoia
CANTINE NELLO JURA
Domaine Overnoy-Houillon | Pupillin
Vera leggenda vivente del vino naturale francese, Pierre Overnoy ha segnato la storia del Jura. I suoi Poulsard e Savagnin non sono semplicemente vini, ma icone di purezza, eleganza e spontaneità. Bottiglie rarissime e ricercatissime, diventate culto tra i collezionisti.
Domaine Jean-François Ganevat | Rotalier
Una delle figure più carismatiche del Jura. Jean-François lavora vecchie vigne in biodinamica, producendo una gamma sconvolgente per precisione, complessità e poesia. Dai Savagnin ouillé alle cuvée ossidative, ogni sorso è un viaggio.
Domaine Macle | Château-Chalon
Se il Vin Jaune avesse un volto, sarebbe questo. Domaine Macle è il riferimento assoluto per i grandi vini ossidativi della AOC Château-Chalon: lunghissimi affinamenti, profondità minerale, armonia maestosa. Il loro Vin Jaune è tra i più grandi bianchi di Francia.
Domaine Labet | Rotalier
Julien Labet, figlio del grande Alain, è tra i fautori della nuova generazione del Jura, capace di affiancare il rispetto per la tradizione a uno spirito libero e sperimentale. I suoi Chardonnay ouillé sono tra i più affilati e salini di tutta la regione.
Domaine des Cavarodes | Cramans
Cantina giovane ma già amatissima. Étienne Thiebaud lavora nel nord del Jura, zona meno nota ma molto vocata, e coltiva varietà autoctone con un approccio artigianale. I suoi vini, freschi, profondi e vitali, sono l’emblema del Jura più dinamico.
CANTINE NELLA SAVOIA
Domaine Giachino | Chapareillan
Tra i pionieri della biodinamica in Savoia, la famiglia Giachino coltiva vitigni autoctoni come Jacquère, Mondeuse e Persan. I loro vini sono croccanti, minerali, floreali e sempre espressivi del terroir montano. Uno stile naturale ma curato.
Domaine Dupasquier | Jongieux
Una delle aziende più rispettate della Savoia. Lavorano ad altitudini importanti nella zona dell’AOC Roussette de Savoie, producendo bianchi intensi e longevi da Altesse, oltre a rossi di Mondeuse di gran classe. Tradizione e costanza in bottiglia.
Domaine Belluard (ex) | Ayse
Anche se purtroppo il visionario Dominique Belluard è scomparso, i suoi vini da Gringet, varietà autoctona quasi estinta, restano un riferimento assoluto per chi cerca profondità e verticalità. Ayse, zona remota dell’Alta Savoia, è il cuore di questo miracolo enologico.

Château Chalon, un luogo solenne nello Jura
Copyright © Hika
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