Guida ai vini del Beaujolais
Nel cuore della Francia, a sud della Borgogna classica, si estende un territorio collinare e affascinante che per troppo tempo è stato sottovalutato dagli appassionati più esigenti: il Beaujolais. Questo lembo di terra – vivace, rurale, sincero – è molto più di una regione che “fa il vino nuovo”. È una terra dalla fortissima identità, dove la vite convive da secoli con castagneti, boschi e muretti a secco, dove il Gamay Noir à Jus Blanc si esprime con rara energia, regalandoci vini agili, fragranti, ma anche profondi, capaci di sorprendere con la loro eleganza disarmante. Il Beaujolais è il regno dell’immediatezza e della gioia, ma anche della riscoperta, oggi sempre più al centro della rinascita qualitativa grazie a vigneron appassionati e terroir distinti. Un piccolo mondo vitivinicolo che merita di essere esplorato con attenzione, scevri dai pregiudizi del passato.

Mappa del vino, Beaujolais
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🏛️ Storia del Beaujolais
La viticoltura nel Beaujolais ha radici antichissime, probabilmente introdotta dai Romani lungo l’asse della Saona. Ma fu con l’arrivo dei monaci cluniacensi, nell’Alto Medioevo, che il vino iniziò a trovare stabilità e qualità. Per secoli i vini del Beaujolais furono venduti a Lione e nel sud della Francia, grazie alla via fluviale della Saona, e furono i Duchi di Beaujeu, nel XIII secolo, a consolidare la reputazione viticola della regione – da cui il nome stesso. Nel 1395, Filippo l’Ardito, Duca di Borgogna, bandì il Gamay dalla Côte d’Or considerandolo “indegno”, spingendo così il vitigno a rifugiarsi più a sud, dove divenne l’assoluto protagonista. Il vino divenne un simbolo popolare, rurale, gioioso.
Il vero boom commerciale del Beaujolais arrivò però nel XX secolo, con l’invenzione del Beaujolais Nouveau, un vino giovane, vinificato con macerazione carbonica, pronto per essere bevuto appena poche settimane dopo la vendemmia. Il lancio del “Nouveau”, fissato al terzo giovedì di novembre, divenne un fenomeno mondiale tra gli anni ’60 e ’90, spinto da una comunicazione accattivante e da una sete globale di vini beverini e festosi. Tuttavia, il successo planetario rischiò anche di omologare l’identità di una regione ben più complessa.
Oggi, il Beaujolais vive un’epoca di rinascita: sono i dieci crus – da Morgon a Fleurie, da Brouilly a Moulin-à-Vent – a riaccendere l’interesse degli intenditori. A guidare il cambiamento, una generazione di vignaioli legati alla terra, fautori di agricoltura naturale, che con coraggio e sensibilità stanno mostrando quanto il Gamay, su questi suoli granitici e sabbiosi, possa dare origine a vini straordinari. Non è solo nostalgia: è una vera rivoluzione silenziosa.
🌍 Clima e Suoli nel Beaujolais
La forza espressiva del Beaujolais nasce da un equilibrio naturale perfetto tra clima, suolo e varietà, un trittico che, in questo angolo di Francia, dialoga con armonia e precisione quasi artigianale. A differenza della vicina Borgogna, qui si respira un’aria più mediterranea, meno austera, ma non per questo meno profonda. È proprio questa differenza ad aver consentito alla regione di costruire una sua identità forte e autonoma.
Il clima del Beaujolais è temperato, a tratti semicontinentale ma con significative influenze mediterranee che arrivano da sud. Le estati sono calde, secche e ventilate, mentre gli inverni sono relativamente miti, specialmente nella zona meridionale. Le piogge sono distribuite in modo piuttosto equilibrato durante l’anno, con picchi in primavera e autunno. L’orientamento collinare dei vigneti – spesso esposti a est e sud-est – garantisce una maturazione ottimale delle uve, mentre le forti escursioni termiche tra giorno e notte aiutano a preservare l’acidità, elemento chiave per la freschezza e la longevità dei vini. Il nord, più vicino al Mâconnais, gode di una maggiore altitudine e di un microclima più severo, ideale per la struttura e la longevità dei cru, mentre il sud è più caldo e regala vini morbidi e pronti.
Il vero segreto del Beaujolais però è il suolo. E qui la geologia si fa protagonista. Nella parte settentrionale della regione – dove sorgono i dieci crus – il terreno è composto da graniti rosa, scisti, quarziti e porfidi, una matrice minerale povera ma altamente drenante, che costringe le radici a scavare in profondità. Questo sforzo radicale si traduce in vini dalla notevole complessità aromatica e struttura fine, con note minerali, floreali e spesso una trama tannica sorprendentemente elegante. In particolare, i suoli granitici di Morgon e Moulin-à-Vent, così come quelli sabbiosi di Fleurie e Chiroubles, sono considerati tra i migliori terroir al mondo per il Gamay, capace qui di esprimersi con finezza simile a un Pinot Noir. Nella parte meridionale invece, verso Villefranche-sur-Saône, i terreni diventano più argilloso-calcarei, più simili a quelli della Côte Chalonnaise, e qui si producono i Beaujolais e Beaujolais-Villages, spesso più fruttati, facili e accessibili.

Il granito, nel Beaujolais, a Chenàs
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🍇 Vitigni nel Beaujolais
il Beaujolais è la patria indiscussa del Gamay Noir à Jus Blanc. Questa varietà, un incrocio tra Pinot Noir e Gouais Blanc, è considerata per decenni un vitigno “minore”, eppure oggi è al centro di una vera riscoperta qualitativa. In questa regione, il Gamay assume una plasticità incredibile: può dare vini leggeri, fruttati e immediati nei Beaujolais base, oppure nettari strutturati, profondi e capaci di invecchiare decenni nei cru come Morgon o Moulin-à-Vent. A seconda del suolo e delle tecniche di vinificazione (macerazione carbonica o tradizionale), il Gamay si muove da note di fragoline di bosco e violetta fino a suggestioni di tè nero, liquirizia e grafite, con un corpo sempre dinamico, croccante, e mai pesante
Accanto al Gamay, seppur in misura molto ridotta, troviamo anche lo Chardonnay nei Beaujolais Blanc – spesso coltivato nelle zone calcaree del sud – che dà vita a bianchi freschi e piacevoli, talvolta sorprendentemente eleganti. In misura ancora più marginale, resiste qualche traccia di Pinot Noir e vitigni autoctoni in sperimentazione, ma il cuore pulsante della regione resta e resterà il Gamay.
In Beaujolais, dunque, il terroir non è solo una parola: è una visione agricola e culturale che ha saputo elevare un vitigno “proibito” a simbolo di una delle rinascite più affascinanti del vino francese contemporaneo.
🏷️ Vini nel Beaujolais
Beaujolais AOC
Questa è la denominazione più ampia e comprende la parte meridionale della regione, dove il suolo è più argilloso e calcareo. I vini prodotti qui sono generalmente leggeri, fragranti, freschi, con profumi di piccoli frutti rossi come fragoline, ciliegie, lampone e una leggera nota floreale. Sono vini beverini, dalla bassa tannicità e dal corpo snello, ideali per essere serviti leggermente freschi. Perfetti come entry-level per scoprire la regione, offrono un approccio diretto e godibile, pensato per un consumo immediato. Vengono prodotti anche Beaujolais rosé e, in quantità minore, Beaujolais Blanc (da Chardonnay).
Beaujolais-Villages AOC
Più a nord della zona AOC generica troviamo i 38 comuni autorizzati a usare la denominazione Beaujolais-Villages, un gradino qualitativo superiore. Qui i suoli iniziano a diventare più granitici e drenanti, e l’altitudine aumenta. I vini mostrano maggiore struttura, profondità e intensità aromatica, pur mantenendo lo stile fresco e succoso del Gamay. Sono spesso più adatti a un invecchiamento di medio termine, e molti produttori usano metodi di vinificazione tradizionali per dare maggiore complessità al vino. È qui che cominciamo a percepire una maggiore espressione del terroir, in un mix tra immediatezza e ambizione. Alcuni Beaujolais-Villages di alta gamma sfiorano la qualità di alcuni crus minori.
Beaujolais Nouveau
Il vino più celebre (e controverso) della regione è senza dubbio il Beaujolais Nouveau, lanciato ufficialmente ogni anno il terzo giovedì di novembre. Viene vinificato con macerazione carbonica e imbottigliato pochissime settimane dopo la vendemmia. È un vino esplosivo, fruttato, senza tannino, che punta tutto sull’immediatezza del frutto: banana, lampone, caramella alla fragola, a volte una nota speziata. La sua popolarità ha vissuto alti e bassi, ma negli ultimi anni molti produttori hanno cercato di nobilitare lo stile, producendo Nouveau più artigianali, con fermentazioni spontanee e meno filtrazioni. Rimane un prodotto identitario, festoso, con radici popolari fortissime.

Gamay, uva principe del Beaujolais
🍷 I 10 CRU DEL BEAUJOLAIS
I crus del Beaujolais rappresentano il vertice qualitativo della regione. Situati tutti nel nord, su suoli granitici e collinari, questi dieci villaggi hanno il diritto di non menzionare “Beaujolais” in etichetta, a testimonianza della loro autonomia e reputazione. Ognuno ha una propria voce, una personalità definita, e vale la pena conoscerli uno per uno:
Morgon
Potente, complesso, profondo. Il cru forse più iconico. Morgon dà vini con struttura quasi borgognona, spesso capaci di invecchiare fino a 10-15 anni. Al naso emergono note di ciliegia matura, prugna, terra bagnata e spezie dolci. La sottozona più famosa è Côte du Py, una collina vulcanica che regala vini di grande mineralità e nerbo.
Moulin-à-Vent
Il più “nobile” e austero dei crus, soprannominato il “signore del Beaujolais”. Tannino più presente, acidità vibrante, corpo pieno. Aromi di mora, pepe nero, cuoio e violetta, con una potenza che ricorda certi rossi della Côte de Nuits. I migliori possono reggere decenni di invecchiamento.
Fleurie
L’essenza del Gamay floreale ed elegante. I vini di Fleurie sono delicati, soavi, con profumi di peonia, rosa canina, fragolina e spezie leggere. In bocca sono armoniosi, setosi, perfetti per chi ama la finezza più che la potenza. Ideali anche da bere giovani, ma con potenziale.
Chiroubles
Il più alto in altitudine dei crus, e tra i più freschi. Qui il Gamay dà vini sottili, fragranti, croccanti, con note di mirtillo, violetta e agrumi. Un cru da bere giovane per la sua bevibilità e la sua vivacità, ma mai banale. È il Beaujolais da aperitivo di classe.
Saint-Amour
Il più settentrionale e quello dal nome più romantico. I vini sono morbidi, delicati, fruttati, con un’ampia gamma di stili a seconda dell’esposizione e del produttore: si può andare da versioni leggere e floreali a vini più strutturati, speziati e intriganti. Ottimo come prima scoperta.

Saint Amour, nome romantico, vini fantastici
Copyright © Inter Beaujolais
Juliénas
Storico, strutturato e speziato. Qui il Gamay assume un volto più scuro e robusto, con note di cannella, frutta nera e pepe, spesso supportate da una buona acidità. È un cru di corpo, adatto a carni bianche, pollame e cucina contadina. Piace per la sua generosità naturale.
Chénas
Il più piccolo cru, ma tra i più concentrati e intensi. I vini di Chénas uniscono la forza di Moulin-à-Vent con l’eleganza di Fleurie. Si avvertono note di frutti scuri, fiori secchi e sottobosco, con una trama tannica decisa. Una perla da scoprire, spesso sottovalutata.
Regnié
Il penultimo ad essere riconosciuto (1988), Regnié è il più giovane cru, ma non meno interessante. Vini freschi, immediati, con aromi di fragola, melograno e pepe bianco. Ha una grande vocazione gastronomica e sta conoscendo un boom grazie a produttori naturali.
Côte de Brouilly
Situato su un cono vulcanico, questo cru regala una mineralità tagliente, che si traduce in vini vibranti, salini, con profumi di grafite, ciliegia croccante, alloro e pepe. Sono vini snelli ma profondi, con un carattere unico che nasce proprio dalla roccia blu del Mont Brouilly.
Brouilly
Il cru più esteso e accessibile. I vini sono fruttati, generosi, solari, spesso i primi ad essere consumati tra i crus. Note di lampone, mora, violetta e spezie dolci. Brouilly è il volto più simpatico e conviviale del Beaujolais, perfetto per chi cerca piacere immediato.
🍽️ Cultura Gastronomica nel Beaujolais
La gastronomia del Beaujolais riflette l’identità agricola, sincera e conviviale della regione. Qui si mangia bene, semplice e con cuore, in perfetta armonia con i vini che nascono sulle colline granitiche della zona. Il Gamay, grazie alla sua freschezza e alla sua acidità, è il compagno ideale per una cucina robusta ma non eccessiva, dove carne, frattaglie e verdure di stagione giocano un ruolo centrale.
Uno dei piatti simbolo è senza dubbio la pôchouse beaujolaise, uno stufato di pesci d’acqua dolce cotti nel vino rosso della regione con aglio, cipolla e pancetta, servito con crostoni e burro all’aglio. Altrettanto iconico è il jambon persillé, un prosciutto cotto e marinato in gelatina con prezzemolo, che si sposa perfettamente con un Brouilly servito fresco.
Grande protagonista della tavola è la salsiccia al vino del Beaujolais, cucinata lentamente con cipolle e spezie, e perfetta con un Moulin-à-Vent dal tannino generoso. Non mancano piatti di interiora come il tablier de sapeur (trippa impanata e fritta), molto amato dai locali. Tra i formaggi, si consumano il Charolais e il Rigotte de Condrieu, delicati caprini della zona, ottimi con i rari Beaujolais Blanc da Chardonnay.
Per concludere, un dolce semplice e goloso: la tarte aux pralines roses, colorata e fragrante, perfetta con un Gamay più leggero o con uno spumante locale. La cucina del Beaujolais, come il suo vino, è accessibile ma mai banale, fatta per stare in compagnia e per valorizzare il territorio con ogni morsIn ogni angolo del Rodano Meridionale, la cucina è dunque uno specchio del paesaggio: essenziale, intensa e profondamente legata alla terra, capace di valorizzare al meglio i vini locali in un dialogo continuo tra piatto e calice.

Pôchouse beaujolaise.
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🍷 Cantine Espressive nel Beaujolais
Domaine Jean Foillard – Morgon
Jean Foillard è considerato una leggenda del Beaujolais naturale. I suoi vini provengono soprattutto dal cru Morgon, in particolare dalla zona del Côte du Py, e sono celebri per la loro purezza, energia e profondità. La filosofia di vinificazione è non interventista: lieviti indigeni, nessuna filtrazione, bassissime dosi di solforosa. I suoi vini sono un punto di riferimento internazionale per chi cerca il lato più sincero del Gamay.
Domaine Marcel Lapierre – Villié-Morgon
Altro nome fondamentale della rinascita del Beaujolais naturale, Marcel Lapierre ha rivoluzionato l’approccio alla vinificazione in zona. Le sue bottiglie (oggi prodotte dal figlio Mathieu) sono il manifesto del Gamay puro, vivo e vibrante, spesso vinificato senza solfiti. Il Morgon del domaine è tra i più iconici e longevi della regione. Da provare assolutamente.
Domaine Mee Godard – Morgon
Una delle voci più personali del Beaujolais contemporaneo. Mee Godard, enologa meticolosa e visionaria, vinifica piccole parcelle a Morgon con uno stile preciso, potente e longevo. I suoi vini combinano la tradizione borgognona alla vitalità del Gamay, con affinamenti lunghi e un tocco di classe rara. I suoi Côte du Py sono tra i migliori mai prodotti nella zona, capaci di invecchiare per decenni.
Château Thivin – Côte de Brouilly
Una delle cantine storiche e più iconiche del Beaujolais. Fondata nel 1877, Château Thivin produce vini di grande eleganza e verticalità, specialmente sul terroir vulcanico del Mont Brouilly. I vini sono classici, impeccabili, con una bellissima freschezza e una mineralità tagliente. Perfetti per comprendere la finezza del Gamay in una delle sue massime espressioni.
Domaine des Marrans – Fleurie e Chiroubles
Una delle cantine emergenti più interessanti della nuova generazione. Domaine des Marrans lavora tra Fleurie e Chiroubles, e i suoi vini si distinguono per finezza aromatica, equilibrio e identità territoriale. Le vinificazioni sono parcellari, con attenzione alla trama tannica e alla profondità del sorso. Una bellissima scoperta, soprattutto per gli amanti dei cru più floreali.
Domaine J. Boulon – Lantignié (Beaujolais-Villages, zona emergente a nord-ovest)
Lantignié è uno dei villaggi candidati a diventare il prossimo cru ufficiale del Beaujolais. E Domaine J. Boulon è una delle realtà più interessanti del posto. Questa cantina lavora in agricoltura biologica e sta guadagnando attenzione per l’espressività e la finezza dei suoi vini. I Beaujolais-Villages qui prodotti sono profondi e strutturati, molto più complessi di quanto ci si aspetti da questa denominazione. I suoli granitici e sabbiosi donano grande energia al Gamay. Un nome da segnare per chi vuole anticipare le tendenze.
Château Cambon – Beaujolais-Villages
Un progetto visionario nato dall’unione di Marcel Lapierre, Jean-Claude Chanudet e Joseph Chamonard negli anni ’90, Château Cambon è un piccolo gioiello situato fuori dai cru classici, nell’area dei Beaujolais-Villages. Qui il Gamay viene vinificato secondo i principi del naturale, con macerazione semi-carbonica, lieviti indigeni e minimi interventi. I vini del domaine sono fruttati, vibranti, puri, capaci di raccontare un Beaujolais quotidiano ma di grande qualità, con un’identità tutta sua.

Marcel Lapierre, geniale vigneron scomparso nel 2010
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